Tecnica innovativa con Nanofat

La nuova soluzione mininvasiva nel trattamento delle patologie urogenitali

Il nanofat descritto per la prima volta nel 2013 dal medico Tonnard si è dimostrato avere un elevatissimo potere rigenerativo, quando viene trasferito nei tessuti sclerotici  (cicatrici, cheloidi, tutti gli stati di sclerosi) e/o con infiammazione cronica.

Attualmente è utilizzato in molte branche chirurgiche e sono moltissimi gli studi scientifici che dimostrano la risoluzione di patologie croniche recidivanti. Le applicazioni della terapia con cellule di derivazione adiposa si estendono ben oltre il campo della chirurgia plastica come il trattamento di ulcere o cicatrici post trattamento radioterapico, nell' artrite reumatoide, nelle osteoartriti, nella chirurgia ortopedica, nel dolore neuropatico dopo gravi ustioni, in varie malattie infiammatorie, e in patologie funzionali come l’incontinenza.

Dal 2013 il nanofat sta quindi modificando l’approccio chirurgico e terapeutico di molte malattie che prevedevano la sostituzione dei tessuti patologici mediante asportazione e ricostruzione con innesti autologhi.

Il nanofat permette la risoluzione dello stato infiammatorio e sclerotico mediante la rigenerazione tissutale: trasferito nei tessuti patologici determina formazione di nuovi vasi e di nuovo tessuto conferendo ai tessuti elasticità, morbidezza e funzionalità.
L'effetto sulla sclerosi è garantito anche dalla procedura di innesto, mentre il potere rigenerativo tissutale si ha nell'arco dei tre mesi successivi all'intervento, con risoluzione dello stato infiammatorio e sclerotico.

Nel nostro centro dal 2019 utilizziamo il nanofat per alcune patologie urogenitali, con eccellenti risultati.

Utilizziamo il nanofat per le seguenti patologie urogenitali:
  • stenosi uretrale
  • lichen sclerosus genitale e uretrale
  • atrofia vaginale vulvare e stenosi dell’introito vaginale
  • cistiti croniche recidivanti con metaplasia squamosa del trigono vescicale

Il nanofat in queste patologie croniche infiammatorie con formazione di sclerosi determina una rigenerazione dei tessuti mediante la formazione di nuovi vasi che apportano ai tessuti ossigeno e mediante la formazione di tessuto sano.

Gli stati di sclerosi rispondono immediatamente al trattamento con nanofat e la rigenerazione tissutale, che abbiamo dimostrato mediante esame istologico, avviene nell’arco dei tre mesi successivi trattamento.

Il trattamento con nanofat è un trattamento chirurgico mini invasivo, che permette di evitare incisioni e/o l'asportazione dei tessuti patologici. Inoltre il breve tempo di esecuzione permette una veloce ripresa.
I pazienti riferiscono risoluzione dei sintomi e ripresa della funzione urinaria e sessuale nonchè un netto miglioramento della qualità della vita.

 

La nostra casistica ci ha dimostrato che  con un unico intervento con nanofat possiamo ottenere ottimi risultati, nel trattamento delle patologie urogenitali sopra elencate.

Procedura chirurgica del nanofat

Si effettua un prelievo di tessuto adiposo mediante una minima liposuzione con cannula di piccole dimensioni. In genere sono sufficienti 60-120 cc di tessuto adiposo.

A seconda delle indicazioni (caratteristiche delle zone da trattare, caratteristiche della patologia, condizioni fisiche, ecc.) può essere eseguita in anestesia generale, anestesia spinale o, in alcuni casi, in anestesia locale con sedazione. La rimozione del tessuto adiposo può essere eseguita su ogni zona del corpo, ma le zone donatrici più comuni sono i fianchi, le regioni trocanteriche, la regione interna delle ginocchia e l'addome.

Il tessuto adiposo prelevato viene emulsionato e filtrato per ottenere il nanofat, che risulta liquido e facilmente iniettabile.

Per ottenere il nanofat vanno eseguiti alla regola 5 step fondamentali:
  • 1) dove di preleva il tessuto adiposo
  • 2) come si preleva il tessuto adiposo
  • 3) come si prepara il tessuto adiposo
  • 4) dove si effettua l'innesto di nanofat
  • 5) come si effettua l'innesto di nanofat
Il nanofat è un innesto autologo, al 100% biocomopatibile e viene facilmente riassorbito dai tessuti senza causare le tipiche complicanze dei piu ampi innesti di tessuto adiposo (necrosi, cisti oleose, granulomi, ecc)
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Storia dell’utilizzo del tessuto adiposo nella chirurgia plastica e ricostruttiva

Il nanofat è un prodotto del tessuto adiposo.

Inizialmente il tessuto adiposo ( il primo trapianto di tessuto adiposo risale al 1893 quando il chirurgo tedesco Franz Neuber eseguì il trattamento chirurgico per curare le cicatrici del viso) veniva utilizzato per riempire e compensare dei difetti, ma neg liultimi anni è stato scoperto che contiene numerose cellule multipotenti che permettono la guarigione di tessuti affetti da sclerosi, infiammazione cronica, dolore cronico.

Prima del 1980, il trapianto di tessuto adiposo veniva effettuato con resezione in blocco da una zona donatrice e successivo trapianto dell'innesto nella zona da correggere.

Nel 1986 una nuova procedura prevede la rimozione del tessuto adiposo mediante liposuzione e suo reinnesto nelle aree riceventi mediante microiniezioni, grazie a Illouz. Questa metodica diventerà molto diffusa con il nome di lipofilling. Nel 1998 Coleman introduce una tecnica innovativa, denominata lipostruttura (o lipofilling strutturato), proponendo un diverso procedimento di preparazione e infiltrazione del tessuto adiposo.

Fu Tonnard nel 2013, a parlare per la prima volta di nanofat. E da allora sono stati numerosissimi gli studi scientifici con applicazione del nanofat in diverse patologie caratterizzate da sclerosi/atrofia, infiammazione cronica e dolore cronico.

Oggi per mezzo della liposuzione e della processazione del tessuto adiposo possiamo ottenere tre diversi tipi di “formato” da poter trapiantare: macrofat, microfat (lipofilling) e nanofat.

In questo modo verranno creati innesti con caratteristiche istologiche differenti in base alle quali acquisiscono una propria indicazione chirurgica. Il macrofat rappresenta il classico innesto di grasso adoperato a scopo riempitivo, il nanofat per la sua consistenza liquida è facilmente iniettabile e viene utilizzato esclusivamente per la rigenerazione dei tessuti, mentre il microfat (e il lipofilling) possiede caratteristiche intermedie fra le due forme.

Per gli innesti di macrofat e microfat (anche nel lipofilling) sono descritte in letteratura possibili complicanze dovute principalmente alla necrosi dell’innesto, alla formazione di cisti e alla formazione di tessuto cicatriziale. Mentre non sono descritte in letteratura complicanze relative al nanofat.

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Dr. Elisa Berdondini - UROLOGO - CHIRURGO RICOSTRUTTIVO DELL'URETRA E DEI GENITALI MASCHILI E FEMMINILI. | Privacy Policy
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